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Lasciapassare per un Rom (1425)

Il lasciapassare di Juan de Egipto Menor Pulse para ampliar

I gitani nell’Europa occidentale

I gitani sono un popolo agrafico, non usano la scrittura per perpetuare la loro memoria. Le loro origini, il loro percorso e i loro itinerari sopravvivono nella memoria orale di tre o quattro generazioni di famiglie. Le tracce della loro presenza e del loro tragitto lasciate nel tempo sono rintracciabili negli archivi dei paesi dove il loro itinerario li ha portati. Diverse sono le circostanze che hanno portato i gitani a Bologna e a Forlì nel 1422, sulla strada per Roma. Nel 1423, esistono dei documenti che li vedono transitare per l'impero tedesco con un lasciapassare. E nel 1425 attraversano la penisola Iberica verso Santiago de Compostela.

La prima carta di sicurezza di transito per un Rom nella Penisola Iberica

Juan, detto Conte de Egipto Menor, come nell'ideologia medievale si definiva un'area di confini indeterminati che abbracciava la Siria, Cipro e i territori vicini del Mediterraneo orientale, fu il primo gitano di cui si sia documentata la presenza nel territorio iberico. Juan de Egipto Menor fu autorizzato da Alfonso il Magnanimo a circolare e ad attraversare la Corona di Aragona durante il suo pellegrinaggio. Il salvacondotto, che riproduciamo e trascriviamo qui, proteggeva sia lui che coloro che lo accompagnavano, così come custodiva i suoi beni e le sue merci. La durata del salvacondotto era di tre mesi a decorrere dalla data in cui fu registrato, il 12 gennaio 1425.

Si ritiene che quella tribù, composta tra le dodici e le cento persone, guidata dal Conte Juan de Egipto Menor, facesse parte di una prima ondata migratoria che all'inizio del XV secolo e proveniente dall'Europa centrale - da qui alcuni vengono indicati come boemi - sarebbe penetrata nella penisola attraverso i Pirenei. Un'altra via di accesso, già alla fine del XV secolo, fu il Mediterraneo, motivo per cui sono indicati come provenienti dalla Grecia.

La buona accoglienza del popolo rom come pellegrini nel 1425 lascia il posto all'emarginazione di questa minoranza etnica. Accusata di essere contraria ad adeguarsi alle norme sociali cristiane, è maltrattata in tutta la penisola. Il rifiuto si era inasprito durante il regno dei Re Cattolici, che iniziarono una strategia di persecuzione finalizzata alla loro espulsione, come dimostra il pragmatico Reale del 4 marzo 1499 che annullava tutti i lasciapassare concessi e ancora in vigore. A questo pragmatico seguirono centinaia di provvedimenti restrittivi e coercitivi nei confronti dei gitani, costretti a stabilirsi e a integrarsi se non volevano essere espulsi. Solo alla fine del Ventesimo Secolo la discriminazione storica di questa minoranza etnica negli ordinamenti giuridici ha cominciato ad essere affrontata in tutta Europa, parallelamente al riconoscimento del loro contributo culturale alla storia e alle mentalità del vecchio continente europeo.

Testimonianze dell'immigrazione gitana nella Corona d'Aragona

Le fonti archivistiche ci allontanano dall'immagine stereotipata del popolo gitano. La loro storia è ricca di leggende e favole, ma i dati reali degli archivi ci mostrano il loro passaggio e viaggio attraverso la penisola dall'inizio del XV secolo. Queste tracce registrate dai funzionari e dagli scrivani della Corona non sono documenti dei gitani, ma sono documenti che parlano dei gitani e della visione che ne aveva l'amministrazione regia.

I documenti che si riferiscono alla comunità gitana dell'Archivio della Corona di Aragona che sono arrivati fino ad oggi vanno dalla richiesta del re Alfonso V al Justicia di Alagón per il reso dei cani rubati al Conte Tomás de Egipto (26 maggio 1425. Saragozza. ACA, Regia Cancelleria, Registri, 2483, f. 136r) fino all'ordinanza del 1° luglio 1477 di incarcerare un membro del seguito del conte Martí de Egipto Menor per il delitto di omicidio commesso quattro anni prima nel transito attraverso Tortosa (Idem, 3391, f. 7r-v).

I documenti più numerosi sono i lasciapassare per gruppi di gitani che si recavano in pellegrinaggio a Santiago e in altri luoghi di devozione. Dopo la prima testimonianza dobbiamo aspettare fino al 1447 (Idem, 3197, f. 101r-v). Numerosi sono stati i lasciapassare del 1460: Idem, 3371, f. 39v-40r; 3442, f. 42r-43r e 3971, f. 96v-97r. Allo stesso modo, del 1471 abbiamo altre tre testimonianze del loro passaggio: Idem, 3386, f. 37v-38r; 3385, f. 157v-158r e 3386, f. 55r-v. Continuano nel 1472 (Idem, 3514, f. 17v-18r e 3512, f. 114r-v); nel 1474 (Idem, 3387, f. 60v-61v); nel 1475 (Idem, 3519, f. 36v-37r); nel 1476 (Idem, 3390, f. 157v-158r) e infine nel 1484 (Idem, 3858, f. 88r e 89v).

Più tardi, nei secoli barocchi, il loro particolare stile di vita, la loro spontanea auto-marginalizzazione nei confronti dello Stato sono evidenti nelle consulte e nei memoriali presentati al Consiglio di Aragona, dove è rappresentata la dura politica della monarchia contro l'etnia gitana. Troviamo testimonianze relative all'espulsione delle minoranze gitane da un territorio, città o paese (ACA, Consiglio di Aragona, Fascicoli, 870, n. 73; Idem, 583, n. 17; 860, n. 78 o 939, n. 110), ma anche la concessione di una grazia reale nel 1649 (Idem, 67, f. 52v-57v); notizie sulla residenza o sull’esercizio di un incarico (Idem, 897, n. 40 u 895, n. 150), sul loro modo di vivere e sulla loro cultura (Idem, 834, n. 47 e 934, n. 60). Abbiamo persino conservato un censimento dei gitani in Catalogna nel 1729. (ACA, Regia Udienza, Registri, 143, f. 96-97). Tra le numerose notizie riguardanti l’etnia rom nei secoli XVI e XVII e che possono consultarsi sul sito del PARES.

ACA, Regia Cancelleria, Registri, 2573, f. 145v

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